Fisico scopito, espressione di pietra, Gerald Butler è l’uomo da chiamare quando bisogna salvare la Terra dall’apocalisse o sconfiggere un nemico all’apparenza imbattibile. Lo avevamo lasciato su una stazione orbitale in Geostorm, e ora lo ritroviamo pieno di tatuaggi e pronto a combattere il crimine ne La tana dei lupi. Non ha più il corpo granitico di quando interpretava Leonida alle Termopili in 300, ma resta ipertrofico al punto giusto per scatenare l’inferno a qualsiasi latitudine.

Questa volta è Big Nick O’Brien, un poliziotto molto tosto sempre al limite della legalità. Pensa di essere il padrone di Los Angeles, e con la sua squadra frequenta strip club poco raccomandabili e organizza festini notturni. I suoi interrogatori alternano una domanda a un pugno, e le regole non sono il suo forte. Non sopporta l’FBI e rischia di divorziare dalla moglie per una vita piena di eccessi. Si sente il sovrano della strada, fino a quando incontra Ray Merriman e i suoi loschi scagnozzi. Stanno preparando la rapina del secolo alla Federal Reserve, ma non hanno fatto i conti con Big Nick e i suoi compagni.

Lo spunto di partenza poteva essere interessante: una storia di poliziotti che non sono eroi, di criminali con il distintivo che devono proteggere gli americani indifesi. Ma le lungaggini sono parecchie, in un film dalla durata fin troppo generosa, 140 minuti che dovrebbero essere tagliati, rimaneggiati, prendendo come esempio Codice 999 di John Hillcoat. L’esordiente Christian Gudegast punta in alto, mette nel mirino addirittura Heat – La sfida di Michael Mann, senza riuscire a ricrearne le atmosfere e l’imperdibile lotta tra due mostri sacri come Robert De Niro e Al Pacino.

Gerald Butler si scontra con Pablo Schreiber, nella vicenda chiamato Ray Merriman, un ex militare e avanzo di galera. I due si guardano, si studiano, e spesso decidono di non parlarsi neanche, come nella sequenza del poligono di tiro. Gli occhi vanno alla pistola, al bersaglio da colpire, in una Los Angeles dilaniata dai malviventi. Non c’è spazio per i sentimenti. Il male ha corrotto lo spirito di chi non crede più nell’America.

 

Nella tana dei lupi rispetta tutti i luoghi comuni del genere, e si esalta solo nelle sequenze d’azione. Per il resto si sente l’inesperienza del regista, prima sceneggiatore in Attacco al potere 2 – London Has Fallen.  Immerse nel machismo, le star sono anche il rapper 50 Cent e O’Shea Jackson Junior, il figlio di Ice Cube, entrambi dalla parte dei cattivi. Per la polizia di Los Angeles si prospettano tempi difficili.