Le intenzioni erano di sicuro lodevoli, tanto che lo stesso Harrison Ford - qui nei panni del geniale e anticonformista dottor Stonehill - ha deciso di prendere parte al progetto anche come produttore esecutivo (l'unico precedente risale al 2002, per il film della Bigelow K-19): portare sullo schermo la vera storia di John Crowley e della sua famiglia, già raccontata anche dal premio Pulitzer Geeta Anand, non si è trasformata però in idea cinematograficamente vincente.
In cabina di regia, il mediocre Tom Vaughan (Notte brava a Las Vegas) fa poco o nulla per risollevare le sorti di quello che, a conti fatti, è nulla più che un autentico film dossier programmato in stanchi pomeriggi di annoiati palinsesti televisivi: la coppia di star (Brendan Fraser e il già citato Ford) chiamata a far fronte comune - con motivazioni differenti - per trovare l'enzima in grado di attenuare il decorso del morbo di Pompe (malattia di cui soffrono due figli del protagonista), poi, strappa involontariamente il sorriso. Imbolsito in maniera fulminante il primo (non che più magro fosse poi questo grande attore), istrionico oltre il limite del consentito l'altro. Forse era meglio continuare a fare gli archeologi.