L’Avvocato è disperato perché sua moglie è entrata in coma al seguito di un incidente. Intorno a lui, i personaggi del suo quotidiano fanno a gara nel manifestare la propria solidarietà, tra slanci di compatimento e sincera adesione al dramma, dalla vicina di casa al gestore della lavanderia, dal padre anziano sino agli amici intimi. Tuttavia, non appena la moglie si risveglia, l’Avvocato comprende in che modo la commiserazione sperimentata di recente sia divenuta per lui necessaria come una droga.

Babis Makridis appartiene alla nouvelle vague greca che si è imposta negli ultimi anni e di cui fanno parte Syllas Tzoumerkas e l’ormai croce e delizia di tutti i cinefili Yorgos Lanthimos. Ed è proprio al primo cinema di quest’ultimo, si pensi a Dogtooth, che il Miserere di Makridis riporta per ritmi e visione delle cose; non è un caso che a firmare la sceneggiatura sia proprio Efthymis Filippou, già co-autore dei maggiori lavori lanthimosiani. L’orizzonte tematico non si discosta, del resto, dalle opere citate, tornando a battere con il consueto approccio asettico sulla figura del professionista benestante - il “borghese” di una volta - dentro il quale si nasconde un potenziale mostro pronto a scatenare l’orrore.