Dopo le tonitruanti, mirabolanti imprese di guerrieri e soldatesse raccontate nei due precedenti wuxiapan (Hero e La foresta dei pugnali volanti), Zhang Yimou torna a confrontarsi con l'epica sommessa di personaggi che ne hanno caratterizzato, quasi per intero, la restante filmografia. Lasciando per la prima volta il Giappone e il tranquillo villaggio di pescatori dove ha sempre vissuto, il signor Takata (Ken Takakura) decide di raggiungere la regione dello Yunnan nella Cina Meridionale sperando di riempire quell'annoso vuoto che lo separa dal figlio, ora gravemente malato. Riprendere la rappresentazione del famoso attore Li Jiamin, uno dei migliori interpreti della leggendaria canzone "Il viaggio solitario, mille miglia lontano", diventerà per il signor Takata il principale scopo di vita, atto con il quale cercherà di riavvicinarsi al figlio, studioso di antichi drammi e tradizionali danze folcloristiche cinesi, ora costretto in un letto d'ospedale. È attraverso l'occhio "vergine" di uno straniero (Ken Takakura, leggendario attore giapponese intorno al quale Zhang Yimou iniziò cinque anni fa a scrivere questo soggetto) che il fascino e le contraddizioni di una Cina tanto accogliente (la gentilezza della gente e la dimensione rurale/familiare di alcuni gruppi) quanto "pudica" (le prime riserve del direttore del carcere dove è rinchiuso l'attore che Takata vorrebbe riprendere, convinto che alcune immagini avrebbero potuto scatenare le proteste di molti per i metodi repressivi adottati) trovano la più limpida delle rappresentazioni, in quello che - sotto la mano nuovamente ispirata di Zhang Yimou - si trasforma in uno dei viaggi più belli ed emozionanti che la storia recente del cinema internazionale abbia saputo raccontare. Un film da amare, anche a costo di arrivare Mille miglia... lontano.