Nell'America suburbana di Me and You and Everyone We Know, osservata con occhio bizzarro dalla regista-attrice Miranda July, delle persone sole (giovani e adulte) tentano di stabilire relazioni in modi goffi, disperati, innocenti, virtuali, devianti, comunque spiazzanti nel loro (sur)realismo comportamentale. L'autrice intendeva parlare del desiderio di felicità di ognuno e della difficoltà di rapportarsi all'altro, col rischio di accontentarsi di surrogati per sfuggire alla solitudine. Il problema di quest'opera-prima indipendente è che le nobili intenzioni sono state tradotte in uno stile frammentario e poco coinvolgente (buone però le suggestioni musicali); in immagini e dialoghi che aspirano al "poetico" e al "simbolico" ma rischiano invece un'ermetica, fredda stravaganza (il papà che cerca di scuotere i figli bruciandosi la mano, o la sequenza del pesciolino sull'auto); e soprattutto in situazioni scabrose che coinvolgono dei minori, pur non visivamente esplicite (l'iniziazione sessuale del 14enne Peter come gara fra le due adolescenti, i cartelli con frasi oscene che il maniaco espone per attirare le teenager, l'incosciente bambino di 7 anni che "chatta" con l'eccitata interlocutrice adulta). La contorta e maldestra love-story fra il nevrotico commerciante di scarpe e la cocciuta aspirante video-artista, almeno raggiunge un happy-end quasi "normale". Ma risulta più pura e delicata l'amicizia che nasce fra Peter e la ragazzina che accumula il futuro corredo di moglie e madre.