Quarantenne affascinante, professore universitario di Diritto, l'uomo privato (Ragno) che dà il titolo all'ultimo film di Emidio Greco è socialmente e professionalmente affermato. Individualista, donnaiolo ma fondamentalmente solo, mette davanti a sé un muro per difendersi dalla "volgarità e insensatezza della realtà". Anche per questo, forse, decide di troncare la relazione con la giovane Silvia (Myriam Catania), perdutamente innamorata di lui. Ma quando sul corpo senza vita di uno studente viene trovato un foglietto con indicati il suo nome e il numero di telefono, l'uomo privato deve iniziare a fare i conti con una realtà che, per forza di cose, non può più tenere a distanza.Non è un'idea sbagliata, quella di Greco (in un cammeo verso la fine del film): raccontare attraverso la stucchevolezza di monologhi e dialoghi volutamente (?) aberranti l'(ipotetica) alta società contemporanea, mondo con cui il protagonista è quotidianamente in contatto, mantenendo con essa rapporti di favore, al limite della "corruzione" ideologica. A non funzionare, e parecchio, oltre ad interpretazioni monolitiche (vedi Catherine Spaak), è purtroppo la volontà di tenere invariate le coordinate ritmiche del racconto, anche in seguito alla virata verso il giallo: immobile masso che il presunto, nuovo atteggiamento dell'uomo privato non sposta di un millimetro.