Hitler si risveglia nella Berlino dei giorni nostri, moderna e multietnica. Disorientato dalla situazione, quando viene scambiato per un comico che imita il dittatore decide di sfruttare la popolarità acquisita per approdare in televisione, dove ritiene di poter ricominciare la sua ascesa al potere.

Tra canali youtube, una Berlino in continua evoluzione, stili di vita e di pensiero liberi e democratici, e con una donna alla guida del Suo Paese, il Fuhrer apprende in poco tempo di dover rimediare alle ripercussioni causate dalla sua sconfitta in guerra. Deciso a porre riparo agli errori della sua dittatura, Hitler intraprende un viaggio tra la sua gente, supportato da un giovane giornalista freelance in cerca di scoop, per cercare di imporre i suoi ideali attraverso una propaganda moderna che lo renderà al contempo comico, scrittore e fenomeno mass mediatico.

Una satira, quella messa in scena da Wnendt su un copione cofirmato da Johannes Boss, Minna Fischgart e l’autore del romanzo Timur Vermes, che, come da tradizione, non conosce mezzi termini per denunciare problematiche inerenti dinamiche sociali e politiche. Un lavoro che colpisce sotto la cintura quello ideato da Wnendt che, perlopiù, si è avvalso di sequenze improvvisate nelle quali il protagonista, Oliver Masucci, si è prestato benissimo in un ruolo non poco impegnativo.

La Germania del nuovo secolo vista con gli occhi del Fuhrer viene presentata allo spettatore in preda a una crisi dilagante, nelle mani di governatori anonimi che agiscono senza un criterio unico causando un totale black out nelle coscienze dei cittadini, ormai del tutto privi di una percezione politica. Il Fuhrer avverte la necessità di promuovere il ritorno di una vera figura guida, un leader capace di riprendere il controllo del Paese.

Deciso a partire dal basso, Adolf Hitler si lancia in un’impresa ardua che lo vede mischiarsi tra la gente, camminare per la città, fare la spesa, dormire nel retrobottega di un’edicola, recarsi in lavanderia, apparire in tv e mangiare cibo d’asporto. Tutto questo filmato in uno stile semi amatoriale che sferra al contempo un violento attacco alle nuove tecnologie, colpevoli di aver provocato una totale alienazione dell’individuo.

Tra battute mai scontate, sospeso tra il comico e il tragico, Lui è tornato descrive perfettamente la società odierna: una massa talmente tanto intenta in selfie, talk show, reality, video amatoriali, condivisioni in rete e vite parallele sui social da non rendersi conto del ritorno del vero Fuhrer sulla Terra. Un’opera divertente e al contempo riflessiva Lui è tornato, che fa dei mezzi di comunicazione di massa un boomerang per raccontare una società sempre più confinata nella dimensione virtuale, ignara alla realtà dura e difficile e alla politica sempre più classista, tanto confusa da trasformare la figura di Hitler in un fenomeno mediale. Peccato soltanto che si tratti di un dittatore sanguinario e spietato.