Onde, strade e tavole: sono questi gli elementi necessari e sufficienti per raccontare la storia vera di Jay Adams (Emile Hirsch), Tony Alva (Victor Rasuk) e Stacy Peralta (John Robinson), tre ragazzi di Dogtown, il quartiere malfamato di Venice, che rivoluzionarono lo skateboarding negli anni '70. La sceneggiatura di Lords of Dogtown è firmata proprio da Stacy Peralta, già autore del documentario Dogtown and Z-Boys, mentre la regia è di Catherine Hardwicke, che ritrova la figlia Nikki Reed e le dinamiche socio-relazionali della sua fortunata opera prima Thirteen. La rabbia giovane che percorre le traiettorie sportive ed esistenziali dei membri dello Zephyr Skating Team pervade lo schermo, animando le inquadrature e il montaggio che le lega. In questo pregevole isomorfismo tra contenuto ed espressione sta uno dei pregi del film, che beneficia tecnicamente della consulenza di Peralta per le riprese sullo skateboard. Seppur incline a un certo schematismo psicologico - i tre protagonisti coprono ciascuno una ben definita area psico-emotiva - Lords of Dogtown descrive la nascita del moderno skateboarding quale pars pro toto rispetto al contesto socio-culturale californiano degli Anni Settanta. E fa questo senza cadere nell'agiografia nostalgica, mantenendo la camera a pochi centimetri dalle tavole da skate dei ragazzi, seguendone le evoluzioni nelle piscine lasciate vuote per la siccità, tallonando i loro dentro e fuori nei vicoli degradati. Fast food e fast love, amicizie logorate dalla competizione, accettazione o rifiuto della sovrastruttura commerciale, rapporti familiari difficili, ovvero il lato pubblico e quello privato dei ragazzi uniti dallo zigzagare senza sosta delle tavole. Smells Like Teen Spirits cantava Kurt Cobain-– di cui nel film troviamo almeno tre o quattro sosia credibili - e il film è saturo di questo aroma speciale, fatto di hashish e sole, sudore e salsedine, alcool e strette di mano. Hit-and- run style, dunque, nella vita e nel cinema, o forse nel cinema-vita di Lords of Dogtown, a cui hanno collaborato tutti i reali protagonisti dell'epoca, quali Skip Engblom (Heath Ledger) che con Craig Stecyk formò lo Zephyr Team. Ed è da questo stretto legame tra storia e finzione che deriva la forza – se non la verosimiglianza – del film. Un film che ha nel tuffo in mare di Jay Adams sullo skate la sua affascinante sintesi.