Il finalissimo del film è una minaccia tanto pericolosa quanto il misterioso attacco alieno al centro del racconto: "E' solo l'inizio!", esclama un Emile Hirsch ringalluzzito alla notizia che nel resto del mondo anche altri sopravvissuti si stanno organizzando per fronteggiare il nemico. Seppur disastroso nel rendimento al botteghino domestico (20 milioni di dollari incassati, a fronte di un budget che ne superava 30, con release americana fissata in data più che favorevole, 25 dicembre), L'ora nera di Chris Gorak (che in realtà, a conti fatti, è un'ora e 29 minuti...) promette di ritornare con un sequel che, ovviamente, servirà a trovare un'altra location "cool" e a dare una spiegazione dell'invasione aliena. Prodotto, tra gli altri, dal sopravvalutatissimo Timur Bekmambetov (già regista de I guardiani della notte e Wanted - Scegli il tuo destino), il film segue da vicino la sorte di cinque giovani, insopportabili idioti (tra i quali Emile Hirsch, Olivia Thirlby e Max Minghella), in trasferta a Mosca per motivi di lavoro e/o svago: gli unici, in apparenza, che riescono a sopravvivere dopo un'inspiegabile invasione di entità bioelettromagnetiche capaci di compromettere elettricità e comunicazioni e di polverizzare qualsiasi essere vivente.
Sciatto nella regia e nella confezione, appesantito da un 3D utile solamente a far lievitare il costo del biglietto, L'ora nera va in cerca di suggestioni post-apocalittiche à la Interceptor o Io sono leggenda, fallendo miseramente. Dalle scenografie platealmente cartonate alla sequela di incontri/situazioni al limite del ridicolo (prima l'elettricista moscovita capace di salvarsi trasformando il proprio appartamento in una sorta di gabbia di Faraday, poi il gruppo di "resistenza" capitanato da un truce vestito di chiavi), per arrivare finalmente al "sottomarino nucleare" che attende i sopravvissuti per portarli chissà dove: neanche negli anni '80, forse, la fantascienza di serie Z avrebbe partorito qualcosa di peggio.