Sono portoghesi. Ma soprattutto sono poveri. Bela e Jota, interpretati magistralmente da Lucia Moniz e Ruben Garcia, sono una coppia con tre figli.

La loro vita da immigrati, nella periferia di Londra, non è facile: lui ha perso il lavoro e lei fa la donna delle pulizie, costretta a rubare nei supermercati per sfamare i suoi bambini. Alle calcagna hanno gli assistenti sociali. Un livido sulla schiena della loro secondogenita scatena la decisione di togliergli tutti e tre i figli e di darli in adozione a famiglie anglosassoni più abbienti. Bela e Jota precipiteranno in un vortice di rabbia e depressione, ma faranno di tutto per cercare di riunire la famiglia.

Sulla scia del cinema di Ken Loach (memorabile il suo Ladybird Ladybird del 1994 in cui raccontava la storia di una proletaria londinese a cui toglievano il figlio dopo una segnalazione fasulla di un vicino) Listen, opera prima della portoghese Ana Rocha De Sousa, colpisce per la sua umanità e verità, mettendoci di fronte, già dal titolo, a un dramma sociale sempre più frequente: il non ascoltare.

Presentato alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia dove ha vinto il Leone del futuro e il Premio speciale della giuria nella sezione Orizzonti, questo film (dal 7 maggio su MioCinema), scritto dalla stessa regista coadiuvata da Paula Vaccaro e Aaron Brookner, ci mostra una Londra periferica e poco scintillante che fa da palcoscenico a un’altra storia “periferica”, commovente e toccante.

Difficilissimo decidere se un genitore faccia bene o meno il suo lavoro. I confini sono labili, la realtà è grigia e le sfumature sono tante. Per coglierle bisogna fermarsi e ascoltare, proprio come fa Bela quando parla con sua figlia di sette anni. La sua secondogenita Lu (Maisie Sly) che ha un deficit sensoriale: è sordomuta.

Una disabilità che non fa che evidenziare altre, ben più gravi, macroscopiche mancanze: quelle delle istituzioni e della burocrazia. Per superarle basterebbe guardare l’altro. Una condizione necessaria per capirsi quando comunichi attraverso la lingua dei segni (con le mani, le espressioni del viso e i movimenti del corpo) con un sordomuto. In questo caso siamo costretti a guardarci reciprocamente, come in uno specchio, per vedere l’altro da sé. E’ questo il presupposto imprescindibile di qualsiasi forma di comunicazione, troppo spesso dimenticato. E’ questa l’unica clausola che ci permette di vedere aldilà delle apparenze e di non incorrere in giudizi facili e, spesso, tagliati con l’accetta. Ecco, Listen non fa altro che sottolinearci l’importanza del fermarsi ad ascoltare. Vedetelo per prima cosa e soprattutto ascoltatelo. Vi aprirà gli occhi, le orecchie, e, più che mai, il cuore.