Fredérik Fonteyne aveva esordito qualche anno fa con Una relazione privata, film che a discapito del titolo parlava della difficoltà a lasciarsi travolgere dai sentimenti. L'amore è un tema che gli è evidentemente caro, giacché ritorna in La femme de Gilles (La donna di Gilles), presentato nella sezione "Orizzonti" alla Mostra del Cinema di Venezia. Una drammatica storia che ha per protagonista Elisa, la moglie di Gilles appunto, ragazza innamorata felice di accudire marito e figlie. Un'armonia che sembra raggiungere l'apice quando si annuncia l'arrivo di un terzo bambino. Ma è allora che qualcosa si spezza. Victorine, sua sorella, comincia a frequentare la casa per aiutarla, e a lei sembra che la presenza nasconda ben altro. Piccoli gesti, sguardi rubati, imbarazzi incomprensibili, raccontano al suo cuore ciò che non avrebbe mai voluto sapere. Di fronte all'evidenza, Elisa decide di annullare se stessa per recuperare il marito e la serenità perduta. Da tradita si fa complice aiutando Gilles a dimenticare Victorine, che nel frattempo ha deciso di sposarsi con un ricco commerciante. Ambientato nella Francia degli anni '30, La donna di Gilles è un saggio sugli slittamenti del cuore. Su quei movimenti impercettibili che fanno sì che gli innamorati si disamorino o al contrario sopravvivano alla più terribile delle offese, il tradimento. Così Gilles si allontana dalla moglie pur continuando a sentirla come il suo rifugio, ed Elisa riesce ad annullare rabbia e risentimento pur di preservare il suo amore. Tutto questo però ha un prezzo, e ovviamente il più alto. Fonteyne si dimostra ancora una volta maestro nel dare valore alle sfumature e al non detto più che alle azioni. I protagonisti sono raccontati dai silenzi, piuttosto che dalle parole. In un crescendo emotivo che per fortuna non sfocia mai nel melodramma, e che in virtù di questa scelta aggiunge forza e drammaticità a un ritratto di donna tenero e spietato al tempo stesso. Splendidamente interpretato da Emmanuelle Devos, anche protagonista di Rois et Reines (in concorso al festival), il film trae linfa dalla sua recitazione sommessa, sfumata, ricca di intensità.