Dopo lunghi anni passati tra liti e incomprensioni con la madre Arabella, il giovane figlio Sid fa un imprevisto ritorno nella sua terra di origine.  In realtà il vero viaggio che Sid comincia è quello nella vita e nei ricordi della madre e dei tanti amici che hanno riempito la sua infanzia. Sid torna nella cittadina pugliese sul mare dove Arabella aveva gestito una arena come punto di riferimento della comunità. Oggi il locale vive una crisi forse irreversibile,  e Arabella parla col figlio dal suo mondo lontano con parole amare e malinconiche…

All’origine c’è il libro L’età ‘oro – Il caso Veronique scritto da Francesca Romana Massaro e Silvana Silvestri. Su questo in fase di sceneggiatura si sono aggiunti Gualtiero Rosella e Emanuela Piovano per comporre una un copione che, nelle intenzioni, doveva rappresentare un omaggio-ricordo di Annabella Miscuglio, esponente di spicco dell’underground romano, morta all’improvviso ed oggi quasi dimenticata. Al sesto LM (Le rose blu; L’Aria in testa; Le  complici; Amorfu; Le stelle inquiete), la Piovano recupera uno scenario di inquieta e ondeggiante sospensione.

Il nome della Miscuglio non è mai fatto, ma la sua presenza dai toni caldi e accattivanti accompagna quella che è stata per tanti anni il senso di una presenza e di una testimonianza. L’ Arena, oggi spazio vuoto ma non rassegnato al deserto, è il vivo ricordo di tante persone che lì hanno lavorato e condiviso sogni e speranze. La Miscuglio è presenza sicura e capace di ricordare il passato. Arabella è la donna che dal passato invita il figlio e gli altri amici a guardare avanti. Sembra sottile, quasi evanescente questo copione che invece, pur tra tanti, forse troppi personaggi collaterali non sempre indispensabili, è in grado di metter in campo più vicende, di mescolarle tra ieri e oggi e di finire con una nota di ottimismo nonostante tutto. Laura Morante interpreta Arabella come se fosse Annabella, non essendosi tra l’altro mai conosciute.

Ma la regia, pur tra momenti di tensione e incertezze, trasmette un senso di nostalgia aspro e propositivo per un mondo, anche del cinema, ormai tramontato. Con ruoli più o meno ampi ma sempre risolti con bravura ci sono Dil Gabriele Dell’Aiera (il figlio), Gigio Alberti, Giulio Scarpati, StefanoFresi, Giselda Volodi, Eugenia Costantiti. Tutti coinvolti nel grande gioco del cinema, un po’ realtà, un po’ finzione, un po’ memoria affidata a fotogrammi ingialliti.