Ogni love story che si rispetti ha proprio nell'impedimento alla realizzazione/fruizione dell'amore ("Romeo e Giulietta" docet) la propria spinta narrativa. Tra le cause che possono tener lontani due innamorati Lei è troppo per me sceglie il pregiudizio: può una donna estremamente avvenente (Alice Eve, anche in Sex and the City 2), di ottima estrazione sociale, brillante ed intelligente, intraprendere una liaison sentimentale con un uomo bruttino (Jay Baruchel) dal cuore nobile e dal lavoro mediocre, vessato da una famiglia (e un'ex fidanzata) che lo reputa quasi uno zero assoluto? Le amiche (di lei) e gli amici (di lui) rispondono con un coro di no, eppure questa classicissima rom-com dice sì, perché le apparenze non sono tutto, ma soprattutto perché i giudizi che contano di più sono quelli soggettivi; peccato aver voluto giustificare - seppur minimamente - l'attrazione della bella (ma non così perfetta) per il nerd.
Nulla di nuovo: le produzioni di Judd Apatow e dei fratelli Farrelly (per i modi) e film come Notting Hill (per il tema) hanno già detto tanto. Eppure, tra qualche buona battuta e molta comicità fisica (non esente talvolta dalla volgarità) trovano posto le migliori intenzioni.