Prendendo spunto dal romanzo di Georges-Marc Benamou, Le dernier Mitterrand, grosso successo di pubblico in Francia, Robert Guédiguian ricostruisce la figura dell'ex Presidente della Repubblica francese, ormai vecchio, sofferente, malato. E lo fa affiancandogli il giovane e ambizioso giornalista Antoine Moreau, che lo accompagnerà lungo il racconto di un sogno: il socialismo. Questo personaggio è di pura finzione, ma serve al regista francese per cogliere tutti gli aspetti di quello che oggi appare un'utopia. "Francois Mitterrand ha incarnato la possibilità di portare il socialismo in Francia nel momento in cui entrava in collasso in tutto il mondo. Che egli ne fosse convinto o no, rese credibile per un decennio quel sogno socialista". Guédiguian accarezzava da tempo il desiderio di creare, per così dire, un film popolare. E la chiave di svolta gli è stata offerta proprio da quel personaggio inventato, quel giovane giornalista che da subito inizia a imbastire profondi discorsi riguardo alla vita, alla morte, alla politica e alla moralità. Il regista francese lavora su questo scontro, imbastendo un dialogo che in realtà non può essere fatto. Da un lato, Antoine nella sua idea di scrivere un libro, nelle domande, negli incontri con il presidente, "ricerca un eroe, è vittima delle sue stesse passioni. Vuole carpire una lezione universale da quest'uomo anziano, che, come tutti gli anziani, ha poco da dire, perché al contrario di come si pensa, le cose non appaiono così chiare quando si è vecchi, ma solo molto complesse". Ottima l'interpretazione di Michel Bouquet. Come notevole è il lavoro fatto da Guédiguian sul suo corpo, sulla sua trasformazione, che paradossalmente non appare mai come decadente, ma prossimo alla rivelazione. Un passaggio di consegne che mostra però i segni, ma non per questo nell'accezione negativa del termine, di un totale spaesamento. Più questa sorta di biografia sul presidente socialista si compone, più i dubbi crescono, più il dramma si innesca nell'animo dei personaggi. Il pensiero socialista sembra non poter attecchire, non perché impossibile, ma perché ormai spento da un mondo globalizzato, cinico e pieno di paure.