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Forse Kaurismaki è il solo regista i cui titoli compongono la frase che lo identifica: uomo senza passato che ha affittato un killer per farsi uccidere mentre contempla nuvole in viaggio e ombre in paradiso. Si sa come i grandi pittori del Novecento lavoravano su variazioni di un quadro, a seconda dei periodi, da Picasso a Morandi, da De Chirico a Pollock. Succede in diversa misura anche al cinema, per esempio con Woody Allen o Rohmer. Il finlandese Aki Kaurismaki è artista di questa stirpe. I suoi personaggi sono distaccati in un mondo fiabesco, nordico e indifferente, asettico e tetro, involontariamente umoristico. Con Nuvole in viaggio (sulla disoccupazione) e L'uomo senza passato (sull'emarginazione sociale, premiato a Cannes nel 2002), Le luci della sera (sulla solitudine) chiude una trilogia 'della vita inospitale'. Sperando (come certi bambini, la speranza non la perdono mai i personaggi di Kaurismaki) di costruirsi un futuro, lo schivo Kostinien, sorvegliante di una gioielleria, finisce in un raggiro. Non volendo tradire la donna che l'ha messo in mezzo, finisce in galera. Quando esce è perduto. La discesa nei bassifondi della società sembra la conclusione inevitabile del destino di Kostinien, che ormai ha perso la voglia di vivere. E lo spettatore lo capisce.