"Nello sport, come nello spettacolo, conti solo se arrivi primo. In azienda conti anche se arrivi secondo, terzo, quarto, ultimo. L'importante non è partecipare ma contribuire. Tutti importanti e nessuno necessario. Questa è l'etica aziendale". L'etica cui risponde Marco Pressi, il giovane manager protagonista di Volevo solo dormirle addosso  primo film italiano presentato alla Mostra nella sezione "Mezzanotte". Diretto da  Eugenio Cappuccio (uno dei registi de Il caricatore), il film è ispirato all'omonimo romanzo di Massimo Lolli, dirigente responsabile delle risorse umane del Gruppo Marzotto (sua la "massima" iniziale), che ne firma anche la sceneggiatura con Alessandro Spinaci. Figlio di un'Italia schiava della globalizzazione e delle multinazionali, Pressi vive una vita fatta - dice - di "obiettivi e desideri". Si muove nell'ambiente asettico dell'azienda per cui lavora, la filiale milanese della francese MTI, assorbito 24 ore su 24 dal suo lavoro. E ad esso sacrifica completamente la sua vita privata. Si occupa di formazione e insegna ai dirigenti il modo migliore per relazionarsi con i dipendenti e riuscire così ad ottenere il massimo rendimento da loro. E' un esperto in materia e per questo i nuovi vertici della società decidono di affidargli un incarico di estrema importanza:  tagliare un terzo del personale, 25 dipendenti su 90 impiegati, nell'arco di tre mesi, il tutto con il consenso dei sindacati e la soddisfazione delle "vittime". In cambio otterrà un avanzamento di carriera che lo porterà  non solo a ricoprire un incarico di prestigio, ma a godere anche di un sostanzioso aumento dello stipendio e di numerosi benefit. Pressi si cala anima e corpo della sua missione: ogni mezzo è lecito per convincere i dipendenti ad andarsene. Dopo Mi piace lavorare di Francesca Comencini e Il posto dell'anima di Riccardo Milani, ancora un film che racconta il mondo del lavoro, tra manager, impiegati e licenziamenti. Ma Cappuccio adotta un punto di vista diverso e a tratti impietoso nel raccontare cosa accade dall'altra parte della barricata. Manager e aspiranti manager sono i moderni samurai: disposti a tutto pur di portare a termine un incarico, fino all'estremo sacrificio. Ma non a caso la vicenda si sviluppa su due livelli differenti, scanditi nei colori e nello spazio: quello grigio, immateriale e spersonalizzante dell'azienda in cui si muove Pressi e in cui l'unica nota di colore è rappresentata dagli infantili disegni che campeggiano sulle scrivanie degli impiegati, e quello in cui si muovono tutti gli altri. Bravo e convincente Giorgio Pasotti nel ruolo di Pressi, affiancato da Jun Ichikawa (la piratessa di Cantando dietro i paraventi di Ermanno Olmi), Cristiana Capotondi, l'esordiente Faju e, in un cameo, l'ex direttore di Rai Due Carlo Freccero.