In occasione del decennale della morte di Saverio Crispo, grande attore del cinema italiano, le sua quattro figlie, avute da mogli diverse in varie parti del mondo, si ritrovano nella grande casa del paesino pugliese dove era nato. Ci sono Susanna, la figlia italiana; Stephanie, quella francese; Segunda, quella spagnola; e Solveig, quella svedese che non ha quasi mai visto il padre. Al momento della conferenza stampa ufficiale e delle proiezione omaggio, arrivano anche Pedro del Rio, lo stuntman di fiducia di Saverio, e Shelley, la quinta figlia proveniente dall'America e riconosciuta con il DNA. Questo compatto gruppo femminile trascorre la giornata tra rivalità, qualche ripicca, scambi di accuse e divertimento, prima che ciascuno faccia ritorno alla propria casa.

In questo suo undicesimo LM per il cinema (a partire da Zoo, 1988), Cristina Comencini fa confluire due importanti segmenti che poi sono da sempre centrali nelle sue scelte stilistiche. Da un lato la famiglia, nella versione odierna ampia e disordinata (si ricorda che le Comencini sono quattro sorelle, ognuna con matrimoni e figli frutto di situazioni tra loro differenti); dall'altro il cinema, anzi il cinema italiano anni Cinquanta e Sessanta, quello che ha visto tra i protagonisti il padre Luigi, davanti alla cui m.d.p. sono transitati quei nomi nei quali va inquadrato Saverio, ossia Mastroianni, Gassman, Sordi... Quella commedia italiana, quel cinema italiano hanno creato tanti film memorabili, con attori diventati facce da divi, osannati da tanti spettatori.

La scelta di affidare lo sviluppo del copione ai flashback (peraltro molto azzeccati e autentici) che ricostruiscono la vita del defunto crea ben presto le premesse per un inevitabile rovesciamento della situazione. Il latin lover che fa strage di donne diventa a poco a poco un galletto di brancatiana memoria, vincitore in apparenza ma in realtà sconfitto da un agguerrito gruppo di donne. Le quali, dice la regista, hanno ormai autorità e capacità per gestire la propria affettività e rendersi indipendenti. In questa ottica il copione si muove nella linea della commedia brillante, non riuscendo tuttavia ad evitare l'accumulo di troppe rivelazioni, sorprese, situazioni che si ripetono e conflittualità alquanto di maniera. Dietro una impaginazione limpida e scorrevole, si apre qualche crepa dovuta a un non dosato controllo dell'ambientazione alto-borghese e a sottolineature di taglio sociale e caratteriale che sfiorano il didascalico.

Bella prova corale di attrici/attori : l’ultima di Virna Lisi, alla quale il film è dedicato ma con lei in bella forma Angela Finocchiaro, Valeria Bruni Tedeschi, con accanto il gruppo spagnolo, e poi Francesco Scianna, il latin lover, Neri Marcorè, Toni Bertorelli. Pensiero finale per quel cinema del passato tanto apprezzato e lodato: riuscirà Comencini Cristina a restare nella scia del padre e a evitare di creare un ingorgo?