Parigi, 1941. Il poeta armeno Missak Manouchian guida un'assortita banda di ragazzi, ebrei ed emigrati contro gli occupanti nazisti: 22 uomini e una donna impegnati in una strenua lotta per la liberta'. Insieme mettono a segno una serie di attentati importanti, tra cui quello clamoroso a un generale delle SS: Gestapo, polizia francese e collaborazionisti si mettono sulle loro tracce, fino a portarli davanti al plotone d'esecuzione.

Dopo il deludente Lady Jane al Festival di Berlino nel 2008, il francese Robert Guediguian torna sulla Croisette fuori concorso con L'armee du crime (il nome che le SS affibbiarono a Manouchian & co. per screditarli), ovvero una vera storia - modificata ad arte - di Resistenza interculturale al Nazismo.

Lodevole e preziosa la volonta' di fare memoria storica e civile, meno l'estetica del film, di chiara impronta televisiva, con abbondanza di primi piani, piscologie a tirar via e intenzioni meramente illustrative: puo' bastare? Forse, ma solo come memorandum. Dal cinema, e da Guediguian, e' lecito, se non doveroso, aspettarsi di piu'. Anche perche' oggi contro il piccolo schermo finzionale e fittizio urge un'altra resistenza...