L'autunno fa capolino. E una bambina di dieci anni (Bertille Noël-Bruneau), un po' Heidi un po' Pippi Calzelunghe, passeggia nel bosco che circonda la sua casa. Poco più in là, intenta a cacciare qualche animaletto, una volpe si accorge della nuova presenza. La bimba si avvicina, gli sguardi si sfiorano, la volpe fugge via. Ma basterà far passare l'inverno, e tra di loro nascerà un'amicizia indimenticabile. Dopo il laborioso esordio cinematografico con La marcia dei pinguini (premiato con l'Oscar), Luc Jacquet si confronta nuovamente con il documentario per trasformarlo in favola: da uno spunto autobiografico della sua infanzia e dalle parole di una giovane mamma (nella versione italiana con la voce di Ambra Angiolini) prende vita questo incredibile racconto di formazione, dove meraviglia e stupore, semplicità e insidie della natura s'illuminano grazie allo sguardo delle due protagoniste, la volpe e la bambina. Senza retorica - rischio sempre dietro l'angolo in operazioni di questo tipo - e attento a non caricare di troppa enfasi i momenti più importanti dell'intera vicenda, Jacquet si affida alla purezza delle emozioni per sottolineare le tante scoperte che attendono "il viaggio" della ragazzina: solo insieme alla volpe salterà quel crepaccio che fino ad allora delimitava la sua libertà d'azione, mischiandosi con l'oscurità di una gigantesca grotta, e solo rischiando di perderla per sempre capirà la sottile differenza che separa un grande affetto dall'insana possessione. Insegnamento mirabile, per "bambini" d'ogni età.

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