Naufragato su un'isola deserta popolata solamente da tartarughe, granchi e uccelli, un uomo cerca disperatamente di fuggire, finché un giorno incontra una strana tartaruga che cambierà la sua vita. Attraverso la sua storia vengono ripercorse le tappe dell'esistenza di ogni essere umano.

Non c'è molto altro da dire sulla "trama" de La tartaruga rossa. A parlare, piuttosto, mai come stavolta è la fascinazione delle immagini. Quando l'Europa e lo Studio Ghibli si incontrano (per la prima volta) nascono fiori: scritto dalla francese Pascale Ferran e dall'olandese Michael Dudok de Wit, qui alla prima regia di un lungometraggio ma già autore di cinque cortometraggi (tra i quali Father and Daughter, premiato con l'Oscar nel 2001), con Isao Takahata (regista di molti film d'animazione, tra cui Pom Poko nel '94) produttore artistico, La tortue rouge è un importantissimo trattato (ecologico, ambientalista, umano) sulla poesia dei suoni e delle immagini.

Già dalla prima sequenza, quel mare in tempesta che inghiotte un uomo alla deriva, siamo immediatamente catapultati in una suggestione che, capiremo poco a poco, ci chiamerà sempre più a far parte di questo nuovo incontro, quello tra uomo e natura. Che si fa ciclico, anche attraverso le dinamiche proprie del sogno, trovando nelle musiche di Laurent Perez del Mar la perfetta sottolineatura dei vari momenti del racconto.

Muto per la sua interezza, anche perché come detto non servono parole, o dialoghi, quando la forma-cinema riesce ad esprimersi con questa potenza, lasciando solo alle immagini e ai suoni della natura il compito di parlarciLa tartaruga rossa (allo scorso Festival di Cannes in Un Certain Regard) sarà nelle sale - con uscita evento - da lunedì 27 a mercoledì 29 marzo. Non perdetelo.