E' innamorato Tim Burton, o meglio lo sono i personaggi de La sposa cadavere, capolavoro in stop-motion (passo uno) lontano anni luce dalle atmosfere di Nightmare Before Christmas. Qui il gotico sepolcrale peculiare al regista americano è permeato a tal punto dall'ironia postmoderna da risultare addolcito, mansueto. Romantico, appunto. E il romanticismo nasce dalla morte, quella tramandata da una leggenda antisemita russa dell'Ottocento. Secondo quest'ultima, gruppi di armati compivano irruzioni ai matrimoni di coppie ebree, rapendo e uccidendo la sposa, colpevole di propagare "la razza ebraica". E questo mondo di morti è variopinto, musicale e fremente. Victor promesso - dai genitori - sposo di Victoria ne è irresistibilmente irretito nella persona della sposa cadavere. Non serve molto per essere trascinati nell'universo sotterraneo di questi morti viventi gigioni, basta infilare la fede nuziale su quello che pare un ramoscello secco e pronunciare stentoree promesse matrimoniali. Naturalmente, il bastoncino si rivelerà essere il dito di una sposa defunta dal fascino inconfutabile e dagli occhi-fanali che illuminano i due mondi. Toccherebbe a Victor decidere a quale dei due appartenere, ma sarà la solidarietà femminile a sciogliere l'intreccio. Prima durante e dopo fioccano battute da applausi, voci sinuose (per Victor il fedelissimo Johnny Depp, per la sposa cadavere Helena Bonham-Carter) e siparietti musical da applausi a scena aperta. Ma non è solo divertimento. A essere animato è l'amore: la fedeltà di coppia si riverbera gioiosamente all'esterno. E l'altare consacra molteplici unioni. Nel nome di Tim.