A volte il cinema è proprio una cosa meravigliosa. Sicuramente lo è nel caso de La spina del diavolo (2001) di Guillermo del Toro. Festival di Miami, 1994. Pedro Almodóvar comunica al giovane del Toro di volergli produrre il secondo film dopo essere rimasto incantato dall'esordio Cronos. Passeranno 6 anni. Ma Almodóvar non dimentica. E nemmeno del Toro. Siamo nella Spagna del 1939. I nazionalisti di Franco stanno per sconfiggere i repubblicani. Ma noi non lo vediamo. Lo percepiamo. Il nostro sguardo non lascia mai un collegio maschile perso nel paesaggio semidesertico fuori Madrid. In questo orfanotrofio bruciato dal sole vivono i figli dei repubblicani morti in guerra. Ad accudirli ci pensano due coniugi tormentati: lei ha una gamba di legno, lui è impotente. Il nostro eroe è Carlos, l'ultimo arrivato nel collegio. Carlos ha tre problemi: gli altri ragazzini lo perseguitano, l'aitante factotum del collegio lo prende di mira e, dulcis in fundo, il fantasma di un bambino sembra voler comunicare con lui. Sceneggiatura intricata, regia meravigliosamente fluida. Quando la macchina da presa è fuori dal portone rivediamo Sentieri selvaggi per quanto i totali sono potenti e cromaticamente abbaglianti. Dentro il collegio, del Toro rielabora tre spunti: Suspiria (la direttrice Maria Paredes ricorda nel look Alida Valli; lo spettro, chiamato "sospiroso", compare a Carlos come ombra cinese come la Mater Sospirorum faceva con Jessica Harper), Stephen King (banda di bambini che affronta orrori reali e fantastici), l'horror orientale alla Ring (lo spettro bambino assetato di vendetta). Aggiungete a tutto ciò una perfetta parte noir in cui gli adulti si tradiscono ideologicamente e sessualmente, ossessionati dal "fantasma" di Franco. La spina del diavolo è tutto ciò: Storia e fiaba. Bambini e adulti. Horror e orrore. Fantasmi e malvagi con il fucile. E' il film più bello di del Toro che dopo avrebbe realizzato i pregevoli ma meno personali Blade II e Hellboy. Fa parte di una trilogia ambientata durante la guerra civile spagnola. Il labirinto del fauno, presentato all'ultimo Festival di Cannes, sarà il suo secondo capitolo. Speriamo che non esca nei cinema italiani con cinque anni di ritardo come è accaduto allo splendido La spina del diavolo.