C'è tutto Carlo Mazzacurati ne La sedia della felicità, il film che il regista aveva presentato in anteprima al festival di Torino e che arriva ormai postumo nei cinema. Il teatro dell'azione è ancora il Nord Est, che il regista scomparso lo scorso febbraio abitava e che ha raccontato senza giudizi e pregiudizi in molti film. Qui porta il romano Valerio Mastandrea e la siciliana Isabella Ragonese, lui Dino tatuatore, lei Bruna estetista, stessi problemi ad arrivare alla fine del mese, ai quali capiterà un'insperata possibilità di “svoltare” la vita: recuperare un tesoro nascosto in una sedia. E così con il tono di commedia garbata, più caccia al tesoro dolceamara che thriller, la ricerca coinvolgerà il prete Giuseppe Battiston e li porterà fin sulle montagne.
C'è tutto Mazzacurati nel film perché c'è il suo modo di vedere il mondo, un'umanità in bilico, antieroi che rendono straordinario l'ordinario, in cui la gentilezza vince sull'aggressività. Utopia delle relazioni, raccontando però i dettagli del quotidiano, di un territorio che registra le difficoltà del Paese. Una chiave di lettura della realtà che aveva coinvolto negli anni Roberto Citran, Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, tutti presenti in apparizioni cameo in questo film.