Il primo pensiero va a La classe di Cantet. Ma dura un attimo, giusto il tempo di rendersi conto che il discorso de La scuola è finita si sposta verso altri territori: il teatro di partenza è una degradata scuola pubblica superiore di un degradato quartiere della periferia romana (l'istituto Pestalozzi, che non esiste, ma che è chiamato così in onore dell'omonimo pedagogo), gli attori principali sono Alex (Fulvio Forti) - studente dalla vita familiare disastrata e dal rendimento deprimente - e i due professori Quarenghi (Valeria Golino) e Talarico (Vincenzo Amato), entrambi decisi - con metodi e prospettive differenti - a recuperare, quantomeno umanamente, il ragazzo.
L'intento del film di Valerio Jalongo, primo dei quattro italiani in Concorso, è di sicuro nobile: fotografare lo stato di completo sfinimento della scuola italiana, inquadrando una situazione limite. I problemi del film nascono però quando a prendere il sopravvento sono le derive esistenziali, a partire dalla situazione sentimentale dei due professori (sposati e prossimi al divorzio) e dai risvolti - seppur solamente accennati - su un ipotetico invaghimento dell'alunno nei confronti della Quarenghi. Per tutto il resto (troppo) c'è la musica, motore portante che scandisce ogni nuovo quadro del racconto (attraverso le esibizioni degli stessi studenti) e che giustifica lo slancio di Talarico - chitarrista amatoriale - nei confronti del ragazzo, in possesso di un talento da coltivare.