Come arrivare al traguardo con una Cinquecento scassata. Ossia La regina dei castelli di carta, terzo e ultimo atto della saga tratta da Millennium, la trilogia dello scrittore svedese Stieg Larsson. A differenza di quest'ultimo (prematuramente scomparso), del film non sentiremo la mancanza. Affidato come il secondo alla sciagurata mano di Daniel Alfredson – per capire quanto conta la regia nel cinema, rivedersi il primo episodio della serie, Uomini che odiano le donne, diretto da Niels Arden Oplev – l'episodio conclusivo è una lunga agonia (148 minuti!) verso un finale scontato e consolatorio. Ritroviamo la punk eroina Lisbeth Salander (Noomi Rapace, anche lei depressa dall'inarrestabile sfiatarsi della saga) ricoverata in ospedale, malmessa e in attesa di giudizio. Sul suo capo grava l'accusa di tentato omicidio, mentre la rete di intrighi, segreti e foschi apparati viene alla luce puntellata dalle rivelazioni del reporter senza macchia Mikael Blomqvist (Michael Nyqvist). A raccontarla così già si mastica sabbia, ma Alfredson pensa bene di imbottire la storia di flashback e tempi morti. Unica scusante: il prodotto era stato pensato inizialmente per la televisione. Da trasmettere in notturna per combattere l'insonnia.