Sulla riva di un lago viene trovato il corpo senza vita di una giovane ragazza. Le indagini sono assegnate al commissario Sanzio, uomo del sud misteriosamente trapiantato nella provincia friulana. Poco a poco, gli abitanti della piccola comunità vengono ascoltati: chiunque, paradossalmente anche la stessa ragazza uccisa, potrebbe aver desiderato quella morte. Il debutto di Andrea Molaioli, in concorso alla Settimana della Critica, lascia il segno: l'ex aiuto regista di Moretti, Mazzacurati e Luchetti prende le mosse da Lo sguardo di uno sconosciuto, romanzo della norvegese Karin Fossum adattato per lo schermo da Sandro Petraglia, e si addentra nei segreti della piccola borghesia italiana, svelandone con ottimo senso cinematografico le ritrosie e i silenzi. Per farlo si serve di un Toni Servillo ancora una volta straordinario, grimaldello "spocchioso" e apparentemente cinico, commissario che attraverso la risoluzione del giallo sarà a sua volta spogliato di quell'alone di freddezza che ne nascondeva, dapprima, intimi e dolorosi riserbi familiari. Nessuna strizzata d'occhio a facili didascalismi, sonorità antitetiche del solito, bravissimo Teho Teardo, e personaggi "secondari" cui prestano il volto attori come Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Omero Antonutti, Marco Baliani e Anna Bonaiuto. Quest'ultima da incorniciare, come il sorriso che regala in chiusura di racconto.