Realizzare un film? Un'impresa disperata. Difficoltà a reperire fondi, produttori insensibili, distributori che si danno a gambe levate, contrasti con gli sceneggiatori: è vita grama quella di un aspirante regista. Vita a pane e rabbia. Tanta rabbia, che se non canalizzata, ti porta all'autodistruzione, all'implosione artistica ed esistenziale. Ed è un Louis Nero di Rabbia quello che porta sullo schermo i dolori del giovane filmaker: non autobiografici, comunque molto privati. Effetto notte - ambientazione pressoché esclusivamente notturna - per fare meta-cinematografia di denuncia, ovvero portare alla luce le miserie, variamente declinate, del sistema cinema. Dalla parte di Nero, torinese, classe 1976, all'attivo tre lungometraggi (Golem, Pianosequenza, Hans), un cast all star: accanto al protagonista Nino Rogner, un popolo di cineasti con i volti di Franco Nero, Tinto Brass, Faye Dunaway, Philippe Leroy, Giorgio Albertazzi, Corso Salani, Gregorio Napoli, avviluppati dalla canzone originale di Luis Bacalov e dallo score ipnotico di Teho Teardo. Opera totale (Nero è regista, produttore, direttore della fotografia e montatore), La rabbia è ben girato, e non banalmente ispirato. Ma finisce qui: solipsismi d'autore, sviluppo didascalico, verbosità letteraria, ironia – e autoironia – al lumicino, il film si accartoccia su se stesso. E a far capolino è un terribile interrogativo: cui prodest?