L'esordio alla regia di Sean Durkin è senza mezzi termini il più folgorante dell'anno. Sfruttando la sua idea di messa in scena pulita e insieme elegante, che sfrutta al massimo gli ambienti ripresi con luci il più possibile naturali, il regista ha costruito un thriller psicologico di grande potenza emotiva.
L'alternanza dei piani temporali rende ancora più suadente una sceneggiatura dall'architettura ipnotica: presente (a)normale e passato si incrociano per costruire una figura che è insieme vittima ma anche mente deviata. Scoprire a poco a poco la storia e la psicologia di Martha è uno scioccante percorso nella natura umana più ancestrale.
Anche la direzione degli attori è perfetta: Elizabeth Olsen è un connubio d'innocenza e ambiguità d'impressionante efficacia, John Hawkes dopo Un gelido inverno dimostra di saper costruire figure imbevute di violenza ma anche di innegabile fascino, Sarah Paulson e Hugh Dancy sono comprimari preziosi.
Il cinema indipendente americano sa ancora trovare la strada giusta per raccontare il lato oscuro del suo Paese: Martha Marcy May Marlene (tit. orig.) trova un notevole equilibrio tra forma e contenuto, arrivando a irretire la mente dello spettatore con un racconto preciso e terrificante.