Sottratto di una verità importante sulla morte del padre, il bambino Ale (Lorenzo Vavassori)  cerca di ricostruire il passato: è La fisica dell'acqua, thriller-psicologico di Felice Farina, che finalmente esce in sala dopo sette anni di fermo per il fallimento della casa di produzione.
Diviso tra rancore eccessivo verso lo zio (Claudio Amendola) e gelosia-amore nei confronti della madre (Paola Cortellesi),  Ale intraprende un viaggio ai confini della coscienza, fino a scoprire la verità, aiutato dal commissario di polizia (Stefano Dionisi). Durante il processo psicoanalitico, il rimosso viene a galla dalle acque del lago (bellissima la location sul Lago Maggiore).
Il film  gioca con i piani spazio-temporali e della realtà, creando un'atmosfera ambigua e visionaria che ci porta in un nucleo da tragedia classica, nutrita di psicanalisi: circolarità junghiana (inconscio, madre, acqua) e triangolo edipico freudiano, atti mancati e libere associazioni (zio=Terminator).
Ma una domanda sorge spontanea: può un bambino ricordarsi nei minimi dettagli una vicenda accaduta quando aveva un anno? Il regista e gli sceneggiatori (Farina, Casiraghi e Fiorini) pensano di sì, rifacendosi alla teoria sull'estensione della memoria documentata da vari neuro scienziati, ma il dubbio rimane, sprofondando il film nell'inverosimiglianza.
Se il mondo degli adulti, visto attraverso gli occhi di un bambino, è ben descritto, il finale dichiara il colpevole della storia e insieme la colpa del film:  la soluzione è esaustiva, catartica e pure stolta.  Non tutto si spiega con la matematica o la fisica, l'acqua non è semplicemente la formula H2O: gelosia e rancore senza un valido motivo hanno meno significato?