Non c’è miglior comico di quello che riesce a farti ridere riguardo questioni invece tutt’altro che divertenti. Se come attore spesso Jason Bateman si muove con eleganza e malinconia dentro questo scarto – pensiamo soprattutto a Juno – come regista si spinge ancora più a fondo, rivolgendo lo sguardo verso l’istituzione sociale per eccellenza, la famiglia. Tratto dal romanzo omonimo di Kevin Wilson, il suo ultimo film mescola con sotterranea amarezza situazioni assurde e momenti divertenti creati da personaggi che invece celano un’anima ferita, come dimostra il doloroso finale. Il ritmo della storia procede a sprazzi, costruito su improvvise accelerazioni che si alternano a lunghe pause dedicate all’introspezione. Sotto questo punto di vista La famiglia Fang mette in scena con efficacia l’andamento della vita, molto spesso fatto di attesa e insicurezza. Nicoke Kidman e lo stesso Bateman rivelano una sorprendete chimica nell’impersonare due figli che non si conoscono e soprattutto non conoscono le loro radici. Il senso di sradicamento che questo lungometraggio riesce a infondere nello spettatore potrà forse non essere confortevole, ma di certo è sincero. Meglio non prenderlo come la solita, semplice commedia, si rischia seriamente di uscire dalla sala con le lacrime agli occhi.