Avete notato quanto i thriller contemporanei al femminile seguano tutti la stessa formula? Una trentenne d’estrazione medio borghese (rimasta sola, ma dotata di un ricco corollario di traumi e dipendenze) assiste a un crimine mentre è in preda a uno stato di alterazione psichica o emotiva. Siccome nessuno le vuole credere, inizia a indagare per conto proprio fino ad arrivare alla scioccante verità, ma non prima di essere finita sulla lista dei sospetti… e a letto con l’indiziato principale (oppure, in alternativa, con il detective o il reporter che segue il caso). Divenuta un best seller letterario, la storia migra poi sul piccolo e grande schermo, dove la protagonista (in teoria sfatta e maltrattata dalla vita) viene interpretata da un’attrice bellissima, fresca di parrucchiere e in perfetta forma fisica.

Per produrre qualcosa capace di inserirsi in questo filone (che, per quanto criticato per la propria ripetitività, gode comunque di un solido e continuativo successo popolare), ma di fare anche la differenza, le strade sono due: rovesciare ogni singolo cliché in funzione del giallo, oppure intraprendere la strada della parodia consapevole, sfruttando con arguzia la prevedibilità dei vari luoghi comuni. Peccato che la nuova serie Netflix, La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra (già il titolo dice tutto), cerchi di fare entrambe le cose e rimanga bloccata a metà strada.

Se la componente mystery procede come da copione – Anna (Kristen Bell), pittrice in crisi, alcolista e divorziata, vede morire la fidanzata del vicino mentre si trova sotto l’effetto di vino e pillole – quella ironica non riesce mai a trovare il giusto equilibrio per smarcarsi dal mero escamotage grottesco e farsi autentico umorismo, per quanto nero.

The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window. Kristen Bell as Anna in episode 103 of The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window. Cr. Colleen E. Hayes/Netflix © 2021
The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window. Kristen Bell as Anna in episode 103 of The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window. Cr. Colleen E. Hayes/Netflix © 2021
The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window. Kristen Bell as Anna in episode 103 of The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window. Cr. Colleen E. Hayes/Netflix © 2021
The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window. Kristen Bell as Anna in episode 103 of The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window. Cr. Colleen E. Hayes/Netflix © 2021

Durante la ricerca della verità gli indizi saltano fuori dal nulla e le rivelazioni si succedono (e poi contraddicono) in modo talmente assurdo e improbabile da far pensare che le soluzioni possibili siano due: o l’intera vicenda è un’allucinazione partorita dalla mente di Anna (se tua figlia è stata vittima di un serial killer, perdere la ragione è il minimo) o ci aspetta una rivelazione stile Quella casa nel bosco (2012). Vana speranza: l’omicida esiste davvero e, “naturalmente”, si tratta della persona in assoluto meno plausibile, tanto a livello di logica quanto di verosimiglianza.

Il fatto che tutto finisca a tarallucci e vino (schizzi di sangue a parte) fa ipotizzare un possibile colpo scena che scombini le carte e le certezze dello spettatore. E, invece (ancora), no: tutto è bene quel che finisce bene e la nostra eroina, dopo aver trionfato e rincollato i cocci della propria vita, è pronta a risolvere un nuovo enigma.

La migliore intuizione su questa serie l’ha avuta senza dubbio Marianna Ciarlante, la quale ha rimarcato l’evidente debito che La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra ha nei confronti di un celeberrimo gioco da tavolo, affermando che “ogni episodio equivale a una mano di una partita di Cluedo e dove, per trovare chi è l’assassino, bisogna arrivare fino in fondo, all’ottavo episodio, escludendo, di volta in volta, ognuno dei possibili sospetti finché non ne resta (apparentemente) più nessuno.” Giusto, ma a Cluedo è meglio giocarci piuttosto che guardare gli altri farlo.