Per Joe Wright il movimento dello sguardo è la chiave di ogni questione narrativa. La costruzione delle sue immagini spazia dalle simmetrie assolute al variare delle cromature, dall’accostamento dei piani fissi al movimento continuo e ostentato della macchina da presa. Ne sono la prova il gioco a incastri di Anna Karenina e la lunga sequenza senza stacchi sulla spiaggia di Dunkirk in Espiazione, uno dei pezzi di bravura più acclamati degli ultimi anni. Proprio in Espiazione, lo scandalo e la tensione erotica nascevano da un rapporto amoroso che non doveva essere scoperto. Dunque era solo questione di tempo. Prima o poi Wright doveva accostarsi al manifesto del voyeurismo per eccellenza: La finestra sul cortile. E lo confessa già dal titolo La donna alla finestra (The Woman in the Window).

Tanti gli omaggi nel tempo al capolavoro di Hitchcock, da Brian De Palma con Omicidio a luci rosse fino a Disturbia di D. J. Caruso, senza dimenticare La finestra della camera da letto di Curtis Hanson. Wright parte dall’omonimo romanzo di A.J. Finn, ma è Hitchcock la sua guida e il suo modello. Ci sono sia le scale di La donna che visse due volte, che i viaggi nella mente di Io ti salverò.

La protagonista Amy Adams è una psicologa che soffre di agorafobia, per questo non può uscire di casa. Non ha una gamba rotta come James Stewart, ma somiglia tanto alla dottoressa di Spellbound, che aveva il volto di Ingrid Bergman. Con una variante non trascurabile: qui lei è sia medico che paziente. Particolare interessante: è molto cinefila.

All’inizio Wright intavola un discorso complesso. I film che Amy Adams vede si riflettono sulla realtà, come a significare la sudditanza del mondo di oggi verso le immagini. E infatti Wright le manipola, tende a deformarle, alterna la quotidianità alla finzione. Addirittura, la dirimpettaia della protagonista si chiama Jane Russell… Poi però la storia si fa sovraccarica, procede per accumulo, alcuni personaggi appaiono e scompaiono troppo presto.

La donna alla finestra - Foto Melinda Sue Gordon / NETFLIX
La donna alla finestra - Foto Melinda Sue Gordon / NETFLIX
La donna alla finestra - Foto Melinda Sue Gordon / NETFLIX
La donna alla finestra - Foto Melinda Sue Gordon / NETFLIX

Il talento di Wright si intravede a sprazzi, con qualche tocco di originalità. Come quando appare una macchina ribaltata in mezzo al salotto, sotto la neve. Qui la violenza del ricordo si somma a quella fisica con una certa efficacia, ma l’incanto svanisce presto. Wright fatica a trovare un equilibro tra tutti i colpi di scena presenti nel libro, e non sfrutta fino in fondo le qualità di Amy Adams, costretta in un’eroina lacerata sulla scia della Camille Preaker di Sharp Objects. Persino Gary Oldman e Julianne Moore non sono al meglio.

In La donna alla finestra si punta tutto sulle venature claustrofobiche di un’abitazione che somiglia a un carcere, e di sicuro le potenzialità erano tante. Wright è uno dei pochi cineasti che ama districarsi tra i generi, con risultati altalenanti. Dal dramma in costume di Orgoglio e pregiudizio all’avventura fantasy di Pan – Viaggio sull’isola che non c’è, per arrivare all’affresco storico di L’ora più buia, con un Gary Oldman magnetico nei panni di Winston Churchill.

In La donna alla finestra, come in Hanna, fatica un po’ a confrontarsi con le regole del thriller. Ma è un regista che non si ferma mai, e sta già montando il suo prossimo film. Sarà un musical con Peter Dinklage, una versione ballata e cantata del Cyrano de Bergerac, con epiche battaglie alle falde dell’Etna. Le premesse sono buone, non ci resta che aspettare. Intanto La donna alla finestra è disponibile su Netflix.