Philippe Tardieu (Benoît Magimel) vive con la madre e due sorelle in una zona periferica di Nantes. Equilibrato e ben avviato come responsabile commerciale di una società di costruzioni, il ragazzo verrà improvvisamente stravolto dall'incontro con Senta (Laura Smet), damigella d'onore al matrimonio della sorella. E gli abituali punti di riferimento svaniranno poco a poco. Ancora una volta (dopo Il buio nella mente) traendo spunto da un romanzo (Il pugnale di vetro) della britannica Ruth Rendell, Claude Chabrol riporta sugli schermi la glacialità della pazzia mischiandola al fulgore di una passione irrefrenabile. Nascondendosi dietro al nero di una vicenda progressivamente sempre più hitchcockiana, La damigella d'onore - presentato fuori concorso nell'edizione 61esima della Mostra di Venezia - segna  l'ennesimo punto a favore di un cineasta formidabile: raffinato, geometrico nell'esposizione di situazioni e luoghi, Chabrol non rinuncia alla sorpresa quale elemento con cui caratterizzare la psicologia dei suoi personaggi, come sempre perno centrale di una struttura filmica ormai risaputa. Prediligendo nella prima parte un tono da sofisticata commedia romantica e procedendo con sconcertante delicatezza nel disvelamento definitivo della quanto mai misteriosa Senta, il maestro francese riesce a tenere in equilibrio sviluppo e tensione narrativa, convogliando in un finale davvero macabro le ultime incertezze riguardanti la reale natura dell'ammaliante damigella d'onore. Come ormai da anni a questa parte, si rinnova la collaborazione tra il regista e i suoi figli Matthieu e Thomas: il primo, ovviamente, compositore delle musiche, il secondo nei panni del Tenente Laval.