Gli appassionati che dividono i film secondo gli argomenti trattati  possono andare subito sotto il comparto "cinema e cibo": un ricco contenitore da La grande abbuffata Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante in poi.  Poi ci sono le sottosezioni, perché qui si parla di una donna (cucina al femminile) e una istituzione importante come la Presidenza della Repubblica francese. E, se non basta, si può evidenziare anche il rapporto realtà/finzione. All'origine c'è infatti  Danielle  Mazet  Delpeuch, una signora dolce ed elegante, tornata oggi a vivere nel Perigord.
Nel 1997 Danielle ha scritto e pubblicato il libro “Mes carnets de cuisine, du Perigord à l'Elysée”. Nel film Danielle si chiama Hortense Laborit. Cuoca rinomata, la sua fama si è estesa dal Perigord, dove è nata, al resto della Francia. Tuttavia è con grande sorpresa che riceve un invito da parte dell'Eliseo e apprende che il Presidente della Repubblica la vuole nominare responsabile della sua cucina personale .Hortense accetta, si mette al lavoro ma, dopo un primo periodo di adattamento cominciano i contrasti: sulla scelta dei menù, sulla divisone dei compiti tra le varie cucine del Palazzo  Hortense si congeda dopo una permanenza di due anni. La sua storia viene raccontata in flashback, quando la donna si è trasferita in una base scientifica francese nell'Antartide.
Gli sceneggiatori confermano che il copione è “un miscuglio di cose realmente accadute e di elementi inventati di sana pianta. Era importante far emergere l'effetto  “elefante nella cristalleria” provocato dall'arrivo di Hortense all'Eliseo”.  Da queste premesse il racconto  scorre con scioltezza tra umorismo, note di costume, quadretti pungenti e bonari sulla vita all'interno del Palazzo: entusiasmi, delusioni, rivalità, tutto intorno al cibo, specchio di una cultura ricca e nobile. Regia di invidiabile piacevolezza narrativa ma che non prova mai ad andare oltre, ossia a fare di ciò che racconta l'occasione per qualche riflessione più ampia.