Un epico e visionario kolossal di fantascienza cyberpunk, ma con inaspettate pagine di struggente lirismo e un forte monito morale contro ogni guerra e manipolazione genetica, per una coesistenza fra i popoli basata sul perdono e non sull'odio. Kyashan - La rinascita (Giappone 2004, regia di Kazuaki Kiriya) s'ispira al supereroe della serie animata Shinzou Ningen Casshern (1973), nota in Italia appunto come Kyashan. E' la storia del figlio di uno scienziato, che viene trasformato in cyborg per salvare l'Umanità, minacciata da un esercito di robot. Il semplice schema si complica nel film secondo problematiche attuali: politiche, genetiche, pacifiste. E niente cigni e cani robotici della vecchia serie. Sullo sfondo di una futura dittatura asiatica e della rivolta di mutanti (vittime di esperimenti cellulari) che controllano legioni di robot, il giovane Tetsuya - morto in guerra - viene "resuscitato" dal padre come un guerriero invulnerabile (Casshern, cioè "spirito guardiano"). Benché potente per musica e immagini (un mix di attori e scenari digitali, come in Sky Captain and the world of tomorrow) il film non somiglia affatto alle avventure dei supermen occidentali hollywoodiani. La narrazione è dilatata (141 minuti), l'atmosfera è cupa e opprimente, e i dialoghi moral-filosofici interrompono spesso l'azione in stile Matrix. Più che un cartoon o un videogame da grande schermo, Kyashan - La rinascita sembra una tragedia antica in chiave tecnologica.