Per sbloccarsi da una situazione di stallo, la trentenne Julie Powell (Amy Adams), aspirante scrittrice, decide di darsi una scadenza: nell'arco di un anno dovrà realizzare tutte le 524 ricette presenti su "Mastering the Art of French Cooking" di Julia Child e riportare su un blog appositamente creato ogni dettaglio della sua esperienza. Più di cinquant'anni prima, nel 1948, Julia Child (Meryl Streep) era semplicemente una donna americana che viveva a Parigi, al fianco del marito Paul (Stanley Tucci), diplomatico. La sua gioia di vivere, la voglia di dedicarsi a qualcosa con impegno e dedizione, la portarono nel giro di un decennio a trasformarsi nella "cuoca d'America", colei che permise "agli americani senza servitù" di assaporare il gusto della cucina francese.
Partendo da due romanzi (quello di Julie Powell, che dà il titolo al film, e quello della stessa Julia Child, "My life in France"), Nora Ephron costruisce l'intreccio ideale tra due donne che, pur non incontrandosi mai, segnarono a loro modo una piccola rivoluzione: da una parte, entrando anche nelle case dei telespettatori americani con i programmi di cucina (imperdibile lo sketch di Dan Aykroyd nel '70 al Saturday Night Live, in cui il comico faceva il verso alla Child finendo per svenire dissanguato dopo il taglio di una falange), dall'altra dando vita a quello che, nel 2002, ancora non era un fenomeno così diffuso quanto oggi, il blog su internet, strumento che fece balzare agli onori della cronaca la Powell, finita su tutti i giornali e poi autrice del romanzo sopra citato. Brillante e divertente nella prima parte, il film della Ephron (che i più ricorderanno per Insonnia d'amore e C'è post@ per te) non riesce a mantenersi costante, succube - com'era del resto prevedibile - della straordinaria performance della solita Meryl Streep (fantastica nel non caricaturizzare oltre misura la Child, alta 1 metro e 85 e dalla voce acutissima...), tanto da non lasciare più, minuto dopo minuto (123 in tutto, decisamente troppi), alcun margine di interesse a quella che, di fatto, sarebbe dovuta essere la vicenda portante dell'intero racconto. Amy Adams, del resto, non è la Streep: e se alla fine ne esce solamente con qualche livido e nulla di più, lo si deve semplicemente al fatto che le due attrici, agendo su piani temporali differenti, non hanno mai dovuto condividere un'inquadratura.