Chissà perché Benoit Jacquot ha sentito il bisogno di riportare sullo schermo le vicende della cameriera Celestine. Forse ispirato dalla seducente Lea Seydoux, forse inevitabilmente attratto dal personaggio femminile, sta di fatto che la sua versione, seppur rivisitata, non sembra aggiungere nulla a quanto già visto in passato.

L’adattamento dell'omonimo romanzo di Octave Mirbeau risale infatti al 1946, ed è Jean Renoir il primo a filmare il diario segreto di Celestine, senza grande successo di critica, salvo poi essere rivalutato, tra gli altri, da Andrè Bazin. Nel '64 firma la nuova trasposizione Luis Bunuel, che dà a Jeanne Moreau la parte di Celestine, sottolineando più che nell'opera di Renoir bassezze e perversioni della borghesia.

Mentre in Mirbeau e in Buñuel aleggia sempre sulla protagonista un'ombra di ambiguità, Renoir fa di Celestine una donna luminosa, femminile, generosa. È sensibile e intelligente, tiene un diario e scrive poesie. Vuole fare un buon matrimonio ma è la favola romantica con Georges (il figlio della signora) che la fa sognare. Se il romanziere strappa la maschera di rispettabilità alle classi dominanti, e denuncia la condizione scandalosa dei domestici, per Renoir è la cameriera a scatenare le violente reazioni di servi e padroni. Jacquot sceglie la terza via, o meglio si appropria delle storia e fa qualche cambiamento.

Tra flashback e presente, Celestine vagamente inquieta, passa da una famiglia all'altra, si perde tra le brutture della vita, tra un ragazzo malato di cui è invaghita e pretendenti che vogliono solo dominarla, uomini e donne che si approfittano di lei. Cameriera, prostituta e ancora cameriera. Dalla ribellione iniziale alla disperazione, fino alla perdizione totale, soggiogata dal desiderio irrefrenabile per Joseph (Vincent Lindon), tuttofare di villa Lanlaire che attende da anni il colpo grosso.

Non c'è intrigo o mistero, la Seydoux, seppure ben diretta, non sprigiona quella sensualità che conosciamo bene: la passione è fin troppo cerebrale. Dalla miseria, dice Jacquot, si esce solo con il crimine e Celestine è troppo bella per morire povera.