Premesso che sulla valutazione di Iron Man pesa la pregiudiziale sull'interprete che lo ha cannibalizzato in questi cinque anni - un conto è rimanere estasiati dal narcisismo incontenibile di Robert Downey Jr., un altro è detestarlo - va detto che questo terzo e (probabilmente) conclusivo atto della saga Marvel limita assai lo spirito spaccone, e dell'attore e del personaggio.
Il film riserva un'inaspettata svolta psicanalitica, togliendo a Tony Stark maschera e armatura per rimetterlo là dove è sempre stato: sul divano dell'analista. Tra crisi di panico e crisi di coscienza, l'ultima missione intrapresa dall'uomo di ferro gli servirà soprattutto a liberare se stesso dai propri demoni e a salvarsi. In ciò incarnando meglio di ogni Iron Patriot (che è lo stesso robot riverniciato però con i colori della bandiera US) un tratto peculiare dello spirito americano, infantile e smisurato, oppure smisurato perché fondamentalmente infantile.
Se questo è il dato più interessante del plot di Drew Pearce e Shane Black (anche regista), a soffrirne una volta tanto è l'azione. Fatta eccezione per il finale pirotecnico e un'ottima sequenza a bordo (e fuori da) dell'Air Force One, l'adrenalina latita e una volta tanto ci si potrà lamentare dell'invadenza della storia e dei caratteri sullo spettacolo e gli effetti speciali.
Villain (Guy Pearce) e movente narrativo (la creazione di un super-esercito) non dicono nulla di nuovo sul fronte della lotta al male, ma almeno esplicitano una battaglia tutta interna al capitalismo, tra chi altera il mercato determinando insieme domanda e offerta (minaccia e soluzione) e chi invece offre un modello a dominante umana (Stark). O se preferite delineano uno scontro tra due idee di potenza, una delirante e senza freni, l'altra limitata.
Il personaggio della Paltrow ha più spazio qui che nei due precedenti episodi sommati insieme. Divertenti i cammei di Jon Favreau e Ben Kingsley mentre non si capisce bene cosa ci faccia lì in mezzo Rebecca Hall. C'è anche la consueta comparsata di Stan Lee, da cogliere in un battito di ciglia.
Il continuo riferimento a The Avengers - le cui motivazioni, crediamo, superano le mere esigenze del racconto - finisce per essere alquanto stucchevole. Il 3D invece è semplicemente inutile.
La cosa migliore di Iron Man 3 restano i titoli di coda. E pazienza se prima d'arrivarci c'è tutto un film.