Wayne (Robert Redford) ed Eileen Hayes (Helen Mirren), coppia sposata da anni, incarnano il sogno americano: self-made man lui, signora tutta shopping e nuotate in piscina lei, bella casa a Pittsburgh, figli stupendi. Ma un giorno un ex-dipendente di Wayne, Arnold Mack (Willem Dafoe), lo rapisce e lo porta in un bosco, cercando di prendere tempo per ottenere il riscatto: Wayne ed Eileen avranno tempo per riflettere sulla loro vita matrimoniale. Opera prima del produttore Pieter Jan Brugge, In ostaggio inquadra la lotta emotiva tra il rapito e la moglie che (non) lo aspetta a casa: chi è la vera vittima? Wayne, costretto all'impotenza pur vantandosi di essere un abile negoziatore, o Eileen, forzata dal FBI a confrontarsi con la verità coniugale, a lungo celata sotto le coltri del benessere. Ambiguità, reversibilità e commutazione dei ruoli "morali" coinvolgono e caratterizzano il ménage à trois - cifra del film, si vedano i tre luoghi (casa, foresta, città) e i tre tempi (ante, durante e post-sequestro) - tra Wayne, Eileen e Arnold fino allo scioglimento finale. Presentato quale thriller psicologico, il film patisce in realtà collegamenti sinaptici intermittenti tra lo sviluppo narrativo e le dinamiche psico-emotive, con attori pluri-premiati lasciati in balia di se stessi. Quando gli attori non fanno l'opera, potremmo dire, sono loro a essere tenuti in ostaggio da un film che si ritorce su stesso e implode.