Nel 1917 venne pubblicato un racconto di Franz Kafka, Una relazione per un’Accademia, quella tenuta dal signor Rotpeter per dare contezza della sua evoluzione da scimmia a uomo. A darne corpo audiovisivo è Antonietta De Lillo, che adatta e trasforma la messinscena di Marina Confalone, qui protagonista nei panni e nella pelle dell’ex scimmia.

“Non cercavo la libertà, solo una via d’’uscita”, metteva in bocca Kaka a Rotpeter, ma questo film, 37 minuti di ritardo, non gli dà retta, facendo di trasposizione (via) anelito di libertà, quelle precipua di dare un volto, delle fattezze alle cose, alle persone, alle scimmie che più antropomorfe non si può.

Napoli è della partita, perché lì Rotpeter ha deciso di stabilirsi, lì lo intervista una giornalista che non vediamo, lì dal lungomare ai giardini comunali, dalla Federico II a Capodimonte scopriamo in lui cose di noi, dai giovani che se ne stanno abulici senza più saper ridere al posto sicuro, lo zoo, cui preferire l’ebbrezza del varietà, dalla lotta per la sopravvivenza all’integrazione posticcia, cercando l’anello che non tiene, il riso scimmiesco che per pochi attimi si concede il sopravvento.

E’ piccolo, esile e insieme grande e riflessivo, e riflettente questo Signor Rotpeter, affidato a una donna che si volle scimmia, la superba Marina Confalone, e a un’altra donna, Atnonietta De Lillo, che ne volle raccontare la metamorfosi. Pardon, la scimmia che siamo.