L'incipit è drammatico con un attentato che sconvolge il cuore di Gerusalemme, ma presto il film si trasforma in un surreale road movie, a tratti irresistibile. Fra le vittime dell'attentato c'è anche Yulia, giovane immigrata da un non meglio identificato paese dell'est europeo. Neppure nel panificio dove la donna lavorava, nessuno sembra accorgersi della sua scomparsa e così quando la stampa denuncia il caso, per rimediare al danno di immagine la titolare del panificio incarica il responsabile del personale di riportare in patria il corpo di Yulia ed assicurale una dignitosa sepoltura. Inizia un allucinante viaggio con bara e figlio della vittima al seguito, in un paese devastato dalla povertà, fra tempeste di pioggia e neve.
Il fascino del film, tratto dal romanzo di Yehoshua, è nel riuscito mix fra impianto realistico e svolgimento sempre più bizzarro e improbabile, segnato da accadimenti inaspettati e imprevedibili. Ma oltre alla dimensione avventurosa e picaresca, il film propone anche un plurimo percorso esistenziale, che conduce i protagonisti della storia a riconciliarsi con se stessi e prendere coscienza delle ragioni dell'altro, un po' come accadeva nel precedente film di Eran Riklis, Il giardino di limoni.