Maggie, una giovane docente di New York, è determinata ad avere un bambino per dare un senso a un’esistenza che non l’appaga fino in fondo. La sua vita potrebbe cambiare quando conosce un infelice accademico, John, sposato con l’eccentrica Georgette e già padre di due figli.

Sei anni dopo La vita segreta della signora Lee, Rebecca Miller (moglie di Daniel Day-Lewis) torna dietro la macchina da presa per una commedia romantica incentrata su un curioso triangolo amoroso: Maggie, artefice della separazione tra i due coniugi, penserà a un (secondo) piano per far (ri)trovare la felicità a tutti e tre.

Innocuo, ma ben dosato in tutte le sue componenti, Il piano di Maggie è un classico indie contemporaneo di discreta fattura, che punta più sulla costruzione dei personaggi che sulle svolte narrative di una sceneggiatura che sorprende solo in rare occasioni.

Il copione, scritto dalla stessa Rebecca Miller a partire da un testo originale di Karen Rinaldi, segue traiettorie piuttosto consolidate, pur descrivendo efficacemente l’imprevedibilità della vita e dei rapporti sentimentali. Forse anche per la presenza di Greta Gerwig, a suo agio nei panni della protagonista Maggie, Il piano di Maggie somiglia molto a un film di Noah Baumbach, autore con cui Rebecca Miller condivide le atmosfere hipster e la capacità di trasportare sul grande schermo dubbi e idiosincrasie dell’umanità contemporanea: rispetto alle opere di Baumbach manca, però, un pizzico di cinismo e di lucidità di scrittura, soprattutto con l’approssimarsi della conclusione.

Grazie al ritmo scorrevole e ai toni spontanei e privi di retorica, ci si può comunque accontentare, anche grazie alla notevole performance di una Julianne Moore (Georgette) squisitamente sopra le righe. Meno in parte, invece, Ethan Hawke che non regala grandi sfumature al personaggio di John.

Proposto all’ultimo Festival di Berlino (Panorama), il film era già stato presentato a Toronto 2015 e in cartellone in diverse kermesse americane (come New York Film Festival e Sundance).