La vera storia di Fritz Honka, serial killer ossessionato dall’alcool e dalle donne, che ha terrorizzato la città di Amburgo negli anni Settanta.

Due anni dopo Oltre la notte, Fatih Akin torna dietro la macchina da presa per raccontare una storia disturbante e tragica: lo fa utilizzando un registro grottesco, forse con l’intenzione di sdrammatizzare, rendendo così il suo lavoro una serie di sequenze scollegate, incapaci di scuotere lo spettatore.

Non trapela nessun sentimento umano da questo progetto del regista tedesco, figlio di emigrati turchi, che propone un lavoro molto diverso dai suoi film precedenti, rendendo difficile, o per meglio dire, impossibile riconoscere il suo tocco personale.

Fastidioso e ricattatorio, The Golden Glove (titolo internazionale) è un’operazione moralmente discutibile, che non riesce a convincere nemmeno sul versante cinematografico, piuttosto statico e (fatta eccezione, forse, per la sequenza finale) privo di slanci degni di nota.

Il risultato è un lungometraggio irritante, che spreca del tutto l’interessante materiale di partenza: la vicenda si prestava a realizzare un prodotto ben più profondo o, quantomeno, più coinvolgente, non fosse altro che per la torbida personalità di Honka.