Nella “terra delle opportunità”, come Lars von Trier aveva definito gli Stati Uniti nella sua trilogia incompiuta, avere una seconda chance è quasi impossibile.
Proverà comunque a riscattarsi Wallace Avery (Colin Firth), uomo di mezz'età con un figlio adolescente che vede di rado, un fidanzamento senza amore e un lavoro frustrante. Deciso a cambiare vita, s'inventerà una nuova identità, quella di Arthur Newman, per rivitalizzare il suo vecchio sogno (americano?) di diventare un golfista professionista. La sua solitudine s'incrocerà casualmente con quella di Mike (Emily Blunt), una ragazza con cui scoprirà di avere molto in comune.
Per il suo debutto nel lungometraggio, Dante Ariola (noto nel mondo della pubblicità) si affida a un'ormai stereotipata poetica della provincia americana, con i suoi motel a basso prezzo e i suoi volti deturpati dall'attesa di un cambiamento che pare impossibile. Se gli interpreti sono efficaci, Il mondo di Arthur Newman paga una sceneggiatura insipida e furbetta, che ha troppe “ispirazioni” (compreso Ferro 3 di Kim Ki-duk) e risulta sempre più banale col passare dei minuti.
Ariola è attento (anche troppo) a non fare sbavature, ma la sua regia ha poca personalità e ancor meno coraggio. Riuscirà ad avere una seconda chance?