Lei in alto, lui in basso: ma orizzontali? E' Il mio migliore incubo! di Anne Fontaine, con Isabelle Huppert e Benoît Poelvoorde così lontani così vicini. Lei è Agathe, upper class, imperativa e algida, una fondazione d'arte da dirigere, un marito editore a modino (André Dussollier) e un appartamento vista Giardini di Lussemburgo; lui, Patrick, beone, volgare, precario e libertino, ma non sfigato. Ha un figlio scolasticamente “migliore” di quello di Agathe, e le loro due rette parallele stanno per intersecarsi.
Lotta di classe, sense and sensibility, natura e cultura: il canovaccio è trito, ma non esausto, complici due attori di razza, scrittura briosa e regia pronta. E, finalmente, una diversione dagli abituali tormenti che hanno reso la Huppert una straordinaria interprete, ma anche l'ordinario sintomo di quel che vedremo. Ebbene, questa “commedia di riformazione” non snatura il personaggio Huppert, ovvero non manda al macero l'enciclopedia spettatoriale, affinché questa buffa e tenera metamorfosi non scada in provocazione nonsense. Credibile Agathe, pirotecnico Patrick, un passo a due ilare, che respira commedia di situazione, conciliazione degli opposti e “vivranno felici e contenti”.