Nel tempo, la notte a seguire il giorno e il giorno la notte, e le stagioni che portano i loro colori e i loro lievi rumori. E il mormorio di vento leggero, come quello ascoltato da Elia sull'Oreb, che soffia sulla Grande Chartreuse, il monastero madre dell'Ordine dei Certosini, incuneato tra le Alpi, dalle parti di Grenoble. Raccolti e protetti da antiche e austere mura, alveare di santità e di contemplazione, uomini sedotti da Dio e che si sono lasciati sedurre dalla sua Parola e dalla sua Verità scandiscono il trascorrere della vita misurandolo non con le ore canoniche ma con il tocco di una campana e il richiamo alla preghiera comune. Il resto è lavoro. Ora et labora. Philip Gröning ci è finalmente penetrato, tra quelle celle, chiostri, cunicoli e cappelle, dopo diciotto anni di attesa. Per filmare, con il consenso dei monaci e del Priore, questa vita lontana dagli uomini e vicina a Dio. Ci è rimasto quasi sei mesi, da solo, con il severo impegno di portare con se solo il minimo dell'attrezzatura. Niente luci artificiali, se non quelle della creazione; niente commento musicale, se non il canto del gregoriano; nessuna spiegazione o voce esterna, se non alcune citazioni bibliche scritte su fondo nero. E' un silenzio non solo grande, quello che ci accompagna per quasi tre ore: è un silenzio che, nello stupore delle cose di Dio come sull'Oreb, travalica i sensi e diventa "il senso". Una giornata, un mese ed un anno descritti anche con un ceppo di legno, un pezzo bianco di stoffa, un sedano tagliato, una candela e un breviario, un asciugamano e un gatto, un orto e una mucca. Potrebbe essere insostenibile ed inaccettabile, per noi, quella immutabile ripetitività, la pesantezza di quella voluta reclusione, questa innaturale assenza di voci. Ma, come ha affermato l'Arcangelo alla Vergine Madre, nulla è impossibile a Dio. E, da allora, molto è possibile all'uomo che Dio lo cerca, lo brama, lo ama, lo attende.