E' tanto bravo che può permettersi di tutto. E proprio di tutto ha messo in pagina sir Ridley Scott in Il genio della truffa: imbrogli grandi, piccoli e di medio calibro, psicoanalisi e pillole calmanti, un padre che ritrova una figlia quattordicenne e si comporta da severo papà e una ninfetta che si finge ragazza desiderosa di affetto, solitudine e accoppiamenti giudiziosi, inseguimenti e fughe e in più tre o quattro finali a sorpresa l'uno dietro l'altro tanto per far peso. Non a caso ho scritto: messa in pagina. Come il redattore di un giornale che non si fida troppo di un articolo, di una storia, e per attirare il lettore abbonda in titoletti, in "strilli", in illustrazioni sghembe così Scott , con l'abilità che gli è riconosciuta da sempre, bada al taglio dell'inquadratura, all'accostamento vorticoso delle immagini, alle scenografie strepitose per "tener su" una commedia brillante con risolti anche patetici e, nel finale, stravaganti. La sua, evidentemente, è una vacanza che possiamo concedergli dopo l'ustionante Blak Hawk Down. Non si possono superare le righe di continuo. Hollywood, da qualche tempo, non sa bene dove andare a parare. Si rifarà di sicuro. Ma intanto il giacimento di fumetti tipo Hulk non è infinito. Harry Potter e Il signore degli anelli sono già prenotati. Le saghe familiari sono roba per la tv. Le truffe - in fondo anche i fratelli Coen in Prima ti sposo, poi ti rovino raccontano di imbroglioni - sembrano ancora un terreno sfruttabile, tale da non procurare noie di sorta. Scott vi si butta allegramente al seguito di Roy (Nicolas Cage) che con il giovane socio Frank (Sam Rockwell) imbroglia donnette promettendo loro vincite colossali a base di viaggi all'estero se compreranno apparecchi per filtrare l'acqua. Un lavoro anche faticoso come documentano le prime sequenze del film. Non si sa come esso possa rendere tanto, consentire di avere, oltre a un'abitazione superaccessoriata, una cassetta di sicurezza in banca stracolma di sterline. Sono i misteri  di una sceneggiatura che non ha mai un "crescendo" che sbaragli ogni inverosimiglianza al modo di altre celebri stangate, di una commedia che mantiene meno di quanto prometta.
Sì, Scott è bravo, bravissimo. Se l'interprete principale non lo asseconda, ed è il caso di Nicolas Cage, si rifà con i comprimari e disegna per Sam Rockwell (Frank), Alison Lohman (Angela, la figlia ritrovata) e Bruce Altman (l'esperto di psicoanalisi) tre indovinate figurine. Ma guardate, per valutarne l'abilità, alla scena dai tempi narrativi scanditi a regola d'arte in cui Angela impara l'arte della truffa congegnando con l'aiuto di papà il trucco del biglietto vincente ai danni di una casalinga in lavanderia. Ma il film, purtroppo, non cammina sempre così spedito. Sarà bene che Scott ci pensi due volte prima di prendersi un'altra vacanza.