Avventuriero e mercenario, uomo d'armi e amante passionale, Diego Alatriste è il Rambo del XVII secolo: dalle acque limacciose delle Fiandre alla disfatta spagnola di Rocroi, non cessa di cacciarsi nei guai, nutrire amori sbagliati, avversare i potenti: la sua è una vita rocambolesca e spericolata, sempre sull'orlo della rovina e della morte. Lo sfondo corrusco e sporco, stridente e sfarzoso, lo offre Madrid, in mano al Conte Duca Olivares che fa le veci di Filippo IV, sul cui impero mai tramonta il sole. Accade, invece, che la luce scompaia presto nei vicoli e nelle stanze della capitale spagnola, ora in cui scoccano tradimenti, intrighi, omicidi: Alatriste deve combattere per portare a casa il pane per lui e per il figlio di un compagno d'armi ucciso, che si incarica di crescere. Questa mega-produzione spagnola girata da Arturo Pérez-Reverte, fastosa come la corte e passionale come gli uomini, moltiplica assalti e duelli, con un ininterrotto e crudele spargimento di sangue, specchio di quel secolo di ferro, in cui la spada cominciava a soccombere nei confronti della polvere da sparo. Chi ci rimette è il debole, il povero, l'innamorato e il coraggioso. Ma anche il film annaspa per accumulo di personaggi, situazioni, conflittualità. Una saga secentesca che strizza l'occhio a quelle di oggi, ma senza l'ironia che darebbe un pizzico di respiro e offrirebbe occasione a Viggo Mortensen di non prendersi troppo sul serio.