Nathalie, professoressa sui cinquant’anni e affascinante madre divorziata di una ragazza di diciotto, tutt’un tratto non può fare a meno di provare invidia per chi è più felice o più giovane di lei: la figlia, bella, innamorata e con il talento per la danza, la giovane compagna dell’ex marito, la collega ventottenne, il solido matrimonio della sua migliore amica.

Personaggio scorretto di cui la buona sceneggiatura riesce a rendere la complessità, Nathalie risulta amabile agli occhi dello spettatore, complice la sottile interpretazione di Karin Viard: la sua è una cattiveria maldestra, non feroce, che diverte per il suo candore.

Con ironia ed eleganza la regia dei fratelli Foenkinos affronta il tabù dell’invidia di un genitore per il figlio, e sebbene lo svolgimento dei fatti non sia imprevedibile, seguiamo volentieri la tragicomica storia di questa donna e dei suoi invidiatissimi cari.

Quando ogni compromesso tra “buonismo” e politicamente scorretto sembra essere bandito Il complicato mondo di Nathalie ci ricorda che riconoscere le nostre umane imperfezioni ci permette di interrogarci sulle nostre ostilità per superarle. E che ventata d’aria fresca questa fragile scorrettezza!