Due famiglie, quella di Giovanni Bernaschi (Gifuni), top rider della finanza, e quella di Dino Ossola (Bentivoglio), immobiliarista assetato di guadagno che ben presto si ritrova sull'orlo del fallimento. Ad “avvicinarle”, il rapporto tra i due figli adolescenti, Massimiliano e Serena (Guglielmo Pinelli e Matilde Gioli), a legarle definitivamente un tragico incidente: quello che vede coinvolto un povero ciclista, investito da un Suv la notte della vigilia di Natale su una fredda strada provinciale di una cittadina brianzola. Ma che cosa è accaduto esattamente?Paolo Virzì rilegge liberamente (senza tradirne comunque il senso) Il capitale umano di Stephen Amidon e – insieme agli sceneggiatori Francesco Bruni e Francesco Piccolo – scrive una nuova pagina della sua già variegata filmografia. Anche se, forse per la prima volta, la commistione tra commedia e dramma che da sempre ha caratterizzato le sue opere si dilata ampiamente a favore del secondo: è un ritratto amaro, inquietante, quello che il regista livornese porta sulla scena, dividendo in capitoli il punto di vista dei personaggi chiave. Bentivoglio è un omuncolo, viscido e arrogante, accecato dalla “possibilità” di far fruttare esponenzialmente il suo patrimonio entrando nel fondo gestito da Gifuni (di una bravura glaciale); Valeria Bruni Tedeschi, la moglie di quest'ultimo, una donna ingabbiata nel lusso dorato di una vita che sembra averle smorzato qualsiasi emozione; la giovane Matilde Gioli, infine, l'elemento cardine dell'intera vicenda, mossa dal desiderio feroce di affrancarsi da quel mondo fatto solo di apparenza e ipocrisia.Potrà sembrare freddo, come lo è l'ambiente che descrive, ma Il capitale umano si insinua sottopelle, lavora sul vivo, accresce quel senso di sgomento e angoscia che, da qualche tempo, condiziona lo stato d'animo di un intero paese. Impantanato in un presente irrimediabilmente compromesso dai padri, e che affida la speranza per il futuro alla forza delle nuove generazioni. Ma a quale prezzo?